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Perché si dice: “Avere la coda di paglia?”

Quante volte avete usato l’espressione “Avere la coda di paglia“? Le sue origini – alquanto bizzarre – sono risalenti nel tempo. Scopriamo insieme perché si dice così!

Per capire a pieno la portata di questo detto dobbiamo ricollegarci a una favola di Esopo, la cui protagonista è una volpe. Una tagliola, un giorno, mozzò la coda alla povera bestiola e si vergognava così tanto della sua condizione che gli altri amici animali decisero di regalarle una coda di paglia. Era talmente bella che chiunque non conoscesse della triste sorte, non avrebbe mai sospettato che fosse finta.

Un gallo, però, rivelò per sbaglio il segreto, lo conobbero anche i contadini che accesero dei fuochi vicino ai pollai in modo tale che la volpe non si avvicinasse più per rubare i polli. Proprio essendo a conoscenza del fatto che la paglia brucia facilmente, la povera volpe non si avventurò mai più in quell’impresa.

Per trasposizione, oggi “avere la coda di paglia” significa aver paura di qualsiasi critica per un comportamento – o un difetto – che si sa di avere e che si ha timore che gli altri possano portarlo ancora di più alla luce.

Un’altra interpretazione del detto deriva da Ottavio Lurati che fa riferimento alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia con la quale erano costretti a camminare per la città, con il rischio che qualcuno potesse incendiarla per schernirli ulteriormente.

In senso lato, quindi, chi ha la coda di paglia, in genere, sa di aver combinato qualcosa, non ha la coscienza pulita ed ha sempre il dubbio di poter essere scoperto.

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