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Perché si dice: “Per un punto Martin perse la cappa”?

Per un punto Martin perse la cappa” è un’espressione che viene spesso utilizzata per indicare qualcuno che si è lasciato sfuggire qualcosa per pochissimo, per una disattenzione. Qual è l’origine? Perché si dice così? Scopriamolo insieme.

A volte, capita di essere vicini a qualcosa di importante e di perdere l’occasione proprio quando si era quasi arrivati a “destinazione”. Tra l’altro, spesso, non si coglie il tutto per un minimo gesto sbagliato che può portare anche a conseguenze disastrose. In poche parole, questo concetto è racchiuso dalla frase “Per un punto Martin perse la cappa“. Vediamo perché.

Secondo la tradizione risalente al XVI secolo, Martino era un abate del monastero di Asello. Sul portale principale, un giorno, appese un cartello di benvenuto con la seguente dicitura:

Porta patens est. Nulli claudatur honesto” cioè “La porta sia aperta. A nessuna persona onesta sia chiusa” oppure anche “Porta, rimani aperta. Non chiuderti a nessun uomo onesto“.

E fin qui nulla di strano. Chi incise la frase, però, commise un errore imperdonabile: mise il punto dopo la parola “nulli” anziché dopo “esto“, stravolgendo il senso della frase. L’iscrizione, quindi, veniva letta così:

Porta patens est nulli. Claudatur honesto” cioè “La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone oneste“.

Questo sbaglio costò caro al povero monaco Martino che si giocò la carica di abate, perdendo anche la cappa, cioè il mantello, segno vestimentario dei nobili.

Le parole hanno un preciso significato e, ancora di più, è bene usare la corretta punteggiatura per evitare errori irreparabili. Stiamo attenti, quindi, a dove mettere i “punti“, per non “perdere la cappa“!

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